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…qualche nota biografica

Mi chiamo Lelio Bizzarri, originario di Rieti, ho 47 anni. Dal ’97 vivo a Roma che ormai è diventata la mia città di adozione. E’ stato qui infatti che ho vissuto la parte più intensa della mia vita trovandovi l’amore e la compagna di una vita, ho conosciuto tante persone che stimo e ammiro, ho svolto attività politica, studiato e avviato la mia attività di psicologo e psicoterapeuta (Certificato di iscrizione – Area Riservata).

…e ora un po’ di teoria

Un lavoro che mi appassiona e che cerco di condurre con la massima professionalità ed affidabilità deontologica (Clicca qui per vedere il certificato di buona condotta). Dopo la formazione accademica svolta presso la facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, ho proseguito gli studi presso la Scuola Superiore Europea di Counseling Professionale e presso la Scuola di specializzazione quadriennale in Psicologia clinica di comuFoto di gruppo scuola aspicnità e Psicoterapia umanistica integrata – ASPIC. Fondato in origine sui principi ispiratori della filosofia umanistica e sui contributi teorico-metodologici di Rogers e Pearls, quali l’empatia, la consapevolezza emotiva, l’intenzionalità e la responsabilità dell’agire umano, nonché sulla centralità delle emozioni e della qualità della relazione terapeutica, l’approccio dell’ASPIC si è andato sviluppando in una visione pluralistica capace di integrare fra loro i contributi dei diversi orientamenti teorici per come essi si sono evoluti negli ultimi decenni anche grazie a studi empirici che ne hanno comprovato la validità scientifica.

Coerentemente con queste premesse la mia metodologia si fonda sulla costruzione di una relazione empatica basata sulla fiducia, la quale favorisca una comprensione profonda nel mondo interiore della persona che si rivolge a me. L’instaurazione di una relazione terapeutica solida e fluida, così come la valutazione dello stile di personalità e della storia del cliente, sono le premesse per la pianificazione di un percorso terapeutico personalizzato in cui i principi teorici e le tecniche vengono messe al servizio del benessere e del cambiamento verso gli obiettivi scelti dal cliente e concertati con il terapeuta.

Sono Psicologo da più di 16 anni, abilitato all’esercizio della psicoterapia da ormai 8 anni. Nella mia attività ho aiutato giovani a superare momenti di crisi sviluppando un’identità coesa funzionale ad affrontare efficacemente le sfide della vita. Ho supportato persone che vivevano situazioni di abuso psicologico o esiti patologici di separazioni e relazioni conflittuali. Ho accumulato parecchia esperienza anche con Disturbi di Personalità, Dipendenze, Disturbi dell’Umore e Disturbo dell’Adattamento, con particolare attenzione a persone diversamente abili e Caregiver Familiari.

Anche se molto spesso le difficoltà quotidiane hanno reso il percorso tutt’altro che lineare, posso dire che ho avuto modo di conoscere tante persone che con fatica emotiva, impegno e dedizione hanno trovato il coraggio di diventare consapevoli della loro condizione esistenziale e di sperimentare nuovi modi di stare al mondo, concedendosi così la chance di vivere una vita più felice e fedele ai propri desideri ed obiettivi di vita.

La bellezza del lavoro che svolgo sta proprio nel poter condividere una parte così intensa del percorso di vita di ogni persona.

Chi volesse conoscermi più approfonditamente e interagire con me può visitare i miei account LinkedIn, Facebook e Twitter



Versione audio dell’articolo per persone cieche o ipovedenti

Il mio libro: “Divers-abilità: invenzioni per rendersi felici”. Empatia, autodeterminazione e resilienza.

SU ILMIOLIBRO.IT C’E’ ANCHE LA VERSIONE E-BOOK

Clicca sulla copertina, leggi le prime pagine gratis e lascia una recensione
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Si può essere felici pur avendo una disabilità? Quali sono gli ingredienti necessari per raggiungere una buona qualità della vita? Queste le domande a cui fondamentalmente risponde questo libro che esplora il complesso intreccio tra fattori biologici, psicologici e socio-culturali che determinano il benessere psicologico e l’auto-realizzazione. Obiettivo? Fornire spunti, a professionisti e non addetti ai lavori, per identificare le diverse prospettive e pianificare interventi che affrontino le problematiche a diversi livelli, valorizzando sempre l’unicità e il ruolo soggettivo della persona con disabilità, regista essa stessa dei supporti per l’inclusione sociale, piuttosto che oggetto passivo di atteggiamenti pregiudizievoli e assistenzialisti.

In copertina: “Le chiavi di casa” di Roberta Maola.

Acquistabile anche con il bonus cultura e la carta del docente.


Video delle presentazioni, recensioni e commenti

Presentazione sul sito formapsicologi.it a cura della dr.ssa Laura Salvai – Sabato 27 marzo 2021


Presentazione presso la Biblioteca Tullio de Mauro Roma – Sabato 9 febbraio 2019

Recensione su Superabile INAIL –  n. 2 febbraio 2019 di A. P. 

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“Una visione diversa della disabilità: questo libro analizza psicologicamente le diverse criticità legate alla condizioni della disabilità con realismo e concretezza offrendo al contempo degli spunti di riflessione che permettono di trovare degli agganci di “resilienza”.
Consigliato sia a chi vive e/o conosce la situazione di disabilità che a chi è semplicemente incuriosito da una visione realistica e concreta.”

“Un libro necessario, consigliato a chiunque viva, lavori o semplicemente voglia approcciarsi alla realtà della disabilità motorio-sensoriale. Testo completo e rigoroso, ma nel contempo scorrevole, appassionante e toccante.
Mi resta la sensazione di un annullamento delle distanze, perché sia che siamo persone normodotate o con disabilità, vogliamo infine le medesime cose: autodeterminazione, rispetto, relazioni significative e gratificanti.
Bellissimo testo.” E. M.

Interviste Radio Cusano Campus

Di seguito i podcast delle puntate della trasmissione radiofonica “A ruota libera” a cura di Ileana Argentin in collaborazione tra Associazione AIDA e Radio Cusano Campus, nelle quali sono stato chiamato ad intervenire sui temi della divers-abilità e non solo…


120° Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 28.02.2021- sul tema : ” GENITORI SEPARATI”.

119° Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 21.02.2021- sul tema : ” SPORT ED INCLUSIONE”.

118° Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 14.02.2021- sul tema : ” SAN VALENTINO: AMORI DIVERSI”.

117° Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 07.02.2021- sul tema : UOMINI E DONNE ANCORA DIVERSI .

115° Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 24.01.2021- sul tema : i social nel quotidiano.

Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 24.01.2021- sul tema: i bambini e il coronavirus.

Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100, tutte le domeniche mattine dalle ore 10.10 alle 11.00. Puntata del 24.01.2021- sul tema: giornata internazionale delle persone con disabilità

106° Trasmissione dell’Associazione A.I.D.A. Onlus “A ruota libera” su Radio Cusano Campus, FM. 89.100. Puntata del 22.11.2020 sul tema: Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia e degli adolescenti.

Per ascoltare le versioni integrali delle puntate:

Altri siti importanti:

http://www.ileanaargentin.it/

https://www.associazioneaida.it/

Contributi per psicoterapia e altri servizi

Per i residenti su tutto il territorio nazionale BONUS PSICOLOGICO. Per accedere visita il sito INPS alla ricerca “Contributo per sessioni psicoterapia

BONUS PSICOLOGICO DELLA REGIONE LAZIO per chi ha meno di 21 anni ed abita nel Lazio. Per richiedere il contributo occorre accreditarsi nella pagina dedicata del portale E-family: https://buonopsicologico.efamilysg.it/

La pandemia ha determinato un incremento di disagio psicologico e necessità di intervento, al tempo stesso la crisi economica ha impoverito le famiglie. Anche se lo Stato non ha previsto al momento uno stanziamento di fondi per la salute mentale, esistono tante forme alternative di finanziamento messe a disposizione da enti e fondi privati. Di seguito una rassegna di opportunità di rimborso per varie categorie di lavoratori…

Fondo Sanitario Integrativo per i Dipendenti del Gruppo ENEL

Il FISDE (Fondo Integrativo Sanitario per i Dipendenti del Gruppo ENEL) rimborsa €40,00 per ogni seduta di psicoterapia per un massimo di €520,00 all’anno. Inoltre, eroga contributi e servizi a dipendenti con disabilità e ai rispettivi familiari a carico. Per scoprire le modalità di accesso al servizio puoi accedere alla pagina dedicata sul mio sito.


Fasdac – Fondo Assistenza Sanitaria Dirigenti Aziende Commerciali
E’ stato previsto il rimborso delle sedute psicoterapiche anche se effettuate a distanza alla tariffa di €. 35,00 nell’attuale limite complessivo di 70 sedute per anno civile (120 sedute per i soggetti affetti da autismo). Per maggiori informazioni visitare la pagina dedicata sul sito del Fasdac.


CASSA COLF – PSICOTERAPIA PER BADANTI E COLF IN REGIME DI CONVIVENZA POSITIVE AL COVID-19
La CAS.SA.COLF, rimborserà un massimo di € 400,00 per persona e per anno, a seguito di presentazione di documentazione comprovante la frequentazione di sedute presso uno psicologo o presso uno psicoterapeuta regolarmente iscritti all’albo. Il rimborso è dedicato a badanti e colf che lavorano in regime di convivenza che abbiano ricevuto un provvedimento di isolamento fiduciario per sospetto covid-19 o che siano risultate positive.

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ENPAM – MEDICI ED ODONTOIATRI

Medici ed odontoiatri possono usufruire di rimborso psicoterapia se hanno sottoscritto i seguenti piani di assistenza sanitaria integrativa:

  1. MATERNITA PLUS – 3 sedute di psicoterapia post parto
  2. OPTIMA PLUS – sedute di supporto psicologico per malattia oncologica per un massimo di €500,00

CASAGIT Salute Società Nazionale di Mutuo Soccorso dei giornalisti italiani “Angiolo Berti”
Rimborsa 30,00 per a seduta per un massimo di 30 (40 in caso di minori) ai propri soci ordinari (giornalisti professionisti e pubblicisti iscritti all’Ordine dei Giornalisti praticanti iscritti nel Registro tenuto dall’Ordine dei Giornalisti, giornalisti iscritti all’Elenco stranieri annesso all’Albo dei Giornalisti, pensionati Inpgi, lavoratori subordinati o parasubordinati iscritti collettivamente tramite enti, associazioni, società, sindacati; le società di mutuo soccorso e i fondi sanitari integrativi (come mutualità integrata per i loro iscritti).

Per informazioni su come accedere al contributo è possibile contattare la Casagit lun-ven ore 9-18, sab ore 9-13 T. +39 06 548 831


 

Depressione, farmaci e alimentazione. E’ la fine della psicoterapia?

Come risaputo il trattamento d’elezione per la depressione e per il disturbo ossessivo compulsivo è la psicoterapia in associazione con il trattamento farmacologico tramite antidepressivi: tipicamente gli inibitori della ricaptazione della serotonina.

Recentemente si stanno sviluppando ricerche in ambito sperimentale su modelli animali e sulle persone, che focalizzano l’attenzione sul ruolo giocato dal triptofàno e dall’equilibrio della flora batterica intestinale. Questo nuovo filone di ricerca potrebbe fornire un ulteriore strumento per il trattamento integrato dei disturbi depressivi, così come del disturbo ossessivo compulsivo, oltre che dei disturbi d’ansia. Tutto ciò in una prospettiva psico-bio-farmacologica che ricolloca la salute mentale nell’ambito della complessità e dell’integrazione psiche-soma. Soprattutto pone l’accento su stili di vita ed alimentazione sani, responsabilizzando il paziente e rendendolo protagonista del suo stato di salute.

Il denominatore comune di tutti questi gruppi di patologie sarebbero le vie serotoninergiche e GABAergiche che ne costituiscono il sostrato neurochimico. Al centro di tutto c’è il triptofano ovvero un aminoacido che oltre ad essere il componente di base di molte proteine, è un precursore della chinurenina, molecola a sua volta costituente dell’acido chinurenico, antagonista dei recettori glutammato e GABA responsabili dell’inibizione degli stati di ansia.

Soprattutto, il triptofano è un precursore della serotonina. Già dalla metà del secolo scorso la serotonina è stata individuata come il neurotrasmettitore, la cui carenza, determinerebbe anomalie nella comunicazione tra neuroni di diverse vie corticali e sottocorticali e conseguente insorgenza di sintomi depressivi e disfunzioni cognitive.

La sintesi della serotonina avviene in diverse parti del corpo: nella parete gastroenterica (cellule enterocromaffini), nei neuroni dell’intestino e, solo in una piccola percentuale, nei nuclei del Rafe: una serie di strutture sottocorticali che sono, quindi, collocate all’interno della Barriera Emato-Encefalica. Questa organizzazione determina il fatto che non tutto il triptofano assunto viene utilizzato per la sintesi della serotonina in quanto solo quello che riesce ad attraversare la Barriera Emato-Encefalica è disponibile per questa funzione. Recentemente, è stata dimostrata l’esistenza dell’asse Cervello-Intestino che comunicano attraverso il nervo vago. Ciò consente alla serotonina sintetizzata nell’intestino di entrare nel Sistema Nervoso Centrale, raggiungere il RAFE e da lì innervare varie strutture corticali e sottocorticali responsabili dell’umore e delle emozioni, così come di tante funzioni cognitive superiori come la memoria, l’elaborazione delle espressioni del viso, la modulazione di impulsi, la valutazione degli stimoli potenzialmente pericolosi e la predisposizione delle risposte a livello fisiologico.

Questa organizzazione ha una serie di implicazioni:

  1. Come dimostrato da studi clinici, la carenza di assunzione del triptofano, acuta e cronica, determina, solo in soggetti che hanno familiarità per la depressione o in soggetti depressi in remissione, determina un peggioramento dei sintomi depressivi, anomalie nell’interpretazione delle espressioni del viso e nell’elaborazione delle emozioni, nonché deficit nella memoria episodica.
  2. Le alterazioni della flora batterica nell’intestino, può determinare anomalie nella sintesi di serotonina: tale evidenza è stata dimostrata sia in soggetti con sindrome del colon irritabile che presentavano risposte più ansiose e problemi a livello cognitivo, sia attraverso disegni sperimentali su modelli animali a cui sono stati inoculati batteri nocivi determinando sintomi simili alla depressione.

In conclusione, se non si può affermare che esistono cibi che determinano un buon umore, è possibile affermare che l’equilibrio emotivo e cognitivo di pazienti in trattamento per la depressione, possono trovare giovamento da una nutrizione che garantisce il giusto apporto di triptofano e che mantiene l’equilibrio della flora batterica intestinale



Di seguito la traduzione completa dell’articolo

Influenza del Triptofano e della Serotonina sull’umore e sulla cognizione con un ruolo possibile dell’asse intestino-cervello

Trisha A. Jenkins,1,* Jason C. D. Nguyen,1 Kate E. Polglaze,1 and Paul P. Bertrand1,2

Abstract

Il sistema serotoninergico forma una rete diffusa all’interno del sistema nervoso centrale e gioca un ruolo significativo nella regolazione dell’umore e della cognizione. La manipolazione dei livelli di triptofano, per un tempo breve o prolungato, tramite aumento o diminuzione è una procedura sperimentale per la modifica dei livelli di serotonina a livello centrale o periferico.

Questi studi ci hanno permesso di stabilire il ruolo della serotonina nelle funzioni cognitive superiori sia nelle situazioni cliniche che precliniche e hanno consolidato la conclusione che bassi livelli di serotonina sono associati con deficit di memoria e umore depresso.

L’asse intestino-cervello è un sistema bidirezionale tra il cervello e il tratto gastrointestinale, che collega i centri emotivi e cognitivi del cervello con le funzioni periferiche del tratto digestivo. Un’influenza del microbiota intestinale sul comportamento sta diventando sempre più evidente, mediando i livelli di triptofano e serotonina, producendo una possibilità che le alterazioni nell’intestino possono essere importanti nella patofisiologia dei disordini del sistema nervoso centrale umano. In questa revisione discuteremo gli effetti della manipolazione del triptofano sull’umore e della cognizione, e discuteremo una possibile influenza dell’asse intestino cervello.

Introduzione

Il triptofano è un aminoacido fondamentale che si trova in molti cibi proteici e nelle diete a base di proteine quali la carne, latticini, frutta e cereali. Anche alti livelli glicemici e pasti ad alto contenuto glicemico, aumentano la disponibilità di triptofano. I livelli di triptofano sono determinati un bilanciamento tra l’assunzione attraverso la dieta e la sua rimozione dal plasma quale parte del suo ruolo essenziale nella biosintesi di proteine. A parte il suo ruolo di formazione delle proteine, il triptofano è un precursore per diversi metaboliti, tra i quali i più rilevanti sono la chinurenina e il neurotrasmettitore serotonina che è il focus della nostra revisione.

Serotonina e chinurenina

Il triptofano è l’unico precursore della produzione della serotonina a livello periferico e centrale. Comunque, il secondo percorso metabolico del triptofano dopo quello di sintesi delle proteine è la sintesi di chinurenina che dà conto del 90% del metabolismo del triptofano. La Chinurenina è il precursore dell’acido kinurenico, un antagonista dei recettori glutammato ionotropici.  È un’evidenza molto forte nell’implicazione delle chinurenine nei sintomi comportamentali e cognitivi di patologie neurologiche, comunque la relazione tra gli effetti centrali dell’aumento/diminuzione del triptofano e il percorso della chinurenina non è ancora chiaro. Il ruolo della chinurenina nel cervello è oltre lo scopo di questa revisione.

Serotonina e i suoi recettori.

La sintesi della serotonina avviene nella periferia dentro i neuroni dell’intestino e nelle cellule enterocromaffini e centralmente dentro i neuroni del rafe nel tronco encefalico. Gli effetti della deprivazione da triptofano sulla produzione periferica della serotonina saranno discussi più tardi. Affinché la produzione centrale di serotonina possa avvenire, è necessario innanzitutto che il triptofano abbia accesso al sistema nervoso centrale attraverso la barriera ematoencefalica.

Il triptofano è un substrato per il sistema di trasporto di un ampio numero di amino-acidi neutri e deve competere per il trasporto con molti altri amino acidi essenziali per la funzione del cervello. Questa competizione per il trasporto è la base per alcune diete per la diminuzione del triptofano a breve termine. È generalmente accettato che la maggior parte del nostro triptofano è legato all’albumina plasmatica e quindi non disponibile per il trasporto nel cervello. Ciò normalmente limita la disponibilità di triptofano per la sintesi della serotonina a livello centrale ma il rilascio di triptofano da questa riserva potrebbe incrementarne il trasporto. Oltre ai livelli di triptofano libero, le conclusioni di studi di esercizio dimostrano che ci devono essere altri meccanismi sconosciuti al momento che controllano l’acquisizione di triptofano a livello del sistema nervoso centrale. Una volta nel SNC, L-triptofano è idrossilato in 5-idrossitriptofano dall’enzima triptofano idrossilasi tipo 2, il passo per limitare il livello di sintesi di serotonina nel cervello. Ciò è seguito dalla susseguente decarbossilazione coinvolgendo l’enzima L-aromatico acido decarbossilase che la trasforma in serotonina (5-idrossitriptamine, 5-HT). La serotonina è poi immagazzinata nelle vescicole dal trasportatore di monoammine vescicolare isoforme 2 dei neuroni del Rafe.

La degradazione della serotonina attraverso la monoamminoossidasi tipo A e l’aldeide deidrogenasi produce il maggiore metabolita della serotonina ovvero il l’acido 5-idrossindolacetico (5HIAA). I livelli di serotonina sono anche influenzati dall’enzima della degradazione del triptofano, indoleamine 2,3 diossigenasi e tetraidrobiopterina, i cofattori della idrossilasi del triptofano.

Uno su tutti i sottotipi dei tanti recettori della serotonina sono i recettori della proteina-accoppiata metabotropica G. Recettori multipli della serotonina sono stati trovati, con una famiglia di recettori che va dalla 5-HT1 a 5HT7. I recettori della 5-HT3 sono unici fra i sottotipi della serotonina conosciuti in quanto appartiene allo ionotropico, ovvero della famiglia dei canali che consentono il flusso di ioni. I neuroni della serotonina innervano ampie aree del cervello, con molte proiezionoi che partono dai corpi cellulari nel Rafe dorsale e mediano e da nuclei vicini del basso tronco-encefalico. Ci sono proiezioni all’ippocampo, all’amigdala, all’ipotalamo, al talamo, alla neocorteccia e ai gangli della base, sebbene molte strutture ricevono alcune innervazioni serotoninergiche. Attraverso questa diffusa rete all’interno del sistema nervoso centrale, la serotonina modula un’ampia schiera di funzioni come il sonno, il controllo dell’appetito e la temperatura, nonché l’argomento di questo lavoro: l’umore e le funzioni cognitive.

Serotonina e umore

L’umore basso è uno dei maggiori sintomi di depressione, un disordine affettivo che è la principale causa di disabilità in tutto il mondo e che colpisce approssimativamente il 20% della popolazione mondiale. Gli agenti terapeutici principali per il trattamento della depressione sono gli antidepressivi, più precisamente gli inibitori della ricaptazione della serotonina o una terapia combinata di inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. Il meccanismo di questi trattamenti è ritenuto essere in parte attraverso l’accrescimento dei livelli di monoammine, principalmente la serotonina con conseguente attivazione dei recettori sorotoninergici e noradrenergici postsinaptici e degli autorecettori. I benefici terapeutici degli accresciuti livelli di monoammine furono scoperti nella metà del secolo scorso, quando gli inibitori della monoamminoossidasi e gli antidepressivi triciclici mostrarono efficacia nel trattamento della depressione. Questo condusse all’ipotesi delle monoammine secondo la quale si riteneva che la depressione fosse causata da un deficit dei neurotrasmettitori monoamminici. Comunque, gli antidepressivi sono solo parzialmente efficaci nel trattamento della depressione moderata e grave (il livello di risposta è del 48% comparato con il 30% di coloro a cui veniva somministrato solo placebo), suggerendo che l’ipotesi monoamminica spiegasse solo parzialmente la depressione.

L’effetto della serotonina sull’umore è stato investigato usando una tecnica di riduzione nel breve termine dei livelli di triptofano dove la ridotta assunzione di triptofano nella dieta causa un abbassamento dei livelli di serotonina nel cervello, permettendo l’analisi di comportamenti dipendenti dalla serotonina. Ne discuteremo più in dettaglio dopo.

Serotonina e cognizione

Il sistema serotoninergico gioca un ruolo nei comportamenti che implicano un alto impiego delle funzioni cognitive. I recettori della serotonina sono stati individuati nelle regioni del cervello coinvolte nell’apprendimento e nella memoria come la corteccia, l’amigdala e l’ippocampo. Così come molte droghe influenzano il miglioramento o l’aumento delle funzioni cognitive, i recettori della serotonina hanno ricevuto attenzione in quanto molti sottotipi di recettori serotoninergici erano coinvolti nella cognizione e nella memoria. Prove convergenti suggeriscono che la somministrazione di agonisti dei recettori 5-HT2a/2c o 5-HT4 o di antagonisti dei recettori 5-HT1a o 5HT3 e 5-HT1b prevengono danni alla memoria e facilitano l’apprendimento in situazioni in cui sono coinvolte funzioni cognitive superiori. Al contrario, gli antagonisti dei recettori 5-HT2a/2c e 5-HT4, o gli agonisti per 5-HT1a o 5-HT3 e 5-HT1b generalmente hanno effetti opposti sulla memoria e l’apprendimento.

Se la serotonina gioca un ruolo di modulazione sulle funzioni cognitive attraverso specifici effetti sull’apprendimento, la memoria e le funzioni esecutive non è ancora chiaro. Questi effetti potrebbero essere attribuiti parzialmente ai differenti ruoli di vari sottotipi di recettori serotoninergici sulla cognizione. Comunque, l’abbassamento dei livelli di serotonina attraverso la riduzione sperimentale di triptofano ha reso possibile alcune delucidazioni sul ruolo della serotonina in differenti modi sull’apprendimento.

La deprivazione del triptofano

Studi iniziali puntando alla riduzione del livello di triptofano nel SNC impiegavano l’inibizione irreversibile dell’idrossilasi del triptofano, 4-Cloro-DL-fenilalanina estere metilico (PCPA), che impoverisce la serotonina fermando la sua sintesi. Comunque rischi di tossicità e un ristretto margine di dosaggio limitava il suo utilizzo.

Un’alternativa per inibire la sintesi enzimatica della serotonina è l’impoverimento del suo substrato, il triptofano, dal cervello. Un rapido impoverimento del triptofano nella dieta consente l’indagine degli effetti dei livelli di triptofano più bassi e come tale fornisce un paradigma per lo studio del ruolo della serotonina nei processi centrali. L’ingestione di una dieta o di soluzioni contenenti molti aminoacidi, ma povere di triptofano inducono un acuto e sicuro abbassamento del triptofano nel plasma. Questo effetto si pensa sia dovuto al fenomeno secondo il quale la riduzione di triptofano nella dieta stimola la sintesi di proteine nel fegato, che usa il triptofano disponibile nel plasma.  Questo effetto è stato osservato sperimentalmente negli animali quali topi, ratti, e primati e in esseri umani.

In aggiunta all’incrementata sintesi di proteine dal fegato, l’ampio numero di amino acidi neutri inclusi nella dieta competono con il triptofano per il trasporto attraverso la barriera ematoencefalica e così restringono l’ingresso del triptofano nel cervello. Questo diminuisce il triptofano, e così la serotonina, a livello centrale. Studi sui roditori hanno mostrato che la diminuzione acuta di triptofano riduce i livelli di triptofano nel cervello più del 70%, con conseguente decremento della serotonina a livello centrale e dei legami con i recettori 5-HT1a.  Negli umani l’impoverimento acuto di triptofano inibisce la sintesi di serotonina e abbassa la concentrazione di triptofano nel liquido cerebrospinale e l’Acido 5-idrossindolacetico uno dei maggiori metaboliti della serotonina.

Impoverimento del triptofano, serotonina e umore

Studi clinici e preclinici hanno usato il modello della deprivazione da triptofano per indagare l’idea che la diminuita sintesi di serotonina sia associata ad umore depresso.

Studi clinici

Gli studi basati sull’impoverimento del triptofano in individui che non sono mai stati depressi sono variabili, rilevando assenza di effetti o piccoli effetti sull’abbassamento dell’umore. È interessante notare che effetti moderati sull’umore sono stati visti più spesso in studi con donne sane che con uomini sani. Comunque, nei volontari che non sono mai stati depressi, ma che sono a rischio di depressione per familiarità del disturbo, l’impoverimento acuto di triptofano produce chiare alterazioni del controllo dell’umore. In ultimo, pazienti depressi in remissione, il temporaneo abbassamento dei livelli di triptofano possono esitare in una ricaduta depressiva con transitoria esacerbazione dei sintomi associati con l’assunzione di antidepressivi serotoninergici. Questi studi rivelano che i soggetti con una vulnerabilità pre-esistente nel sistema serotoninergico può essere più suscettibile alle modificazioni del triptofano. Inoltre, la serotonina bassa, può contribuire ad un abbassato livello dell’umore, comunque questo non è l’unico fattore – deve avvenire in concomitanza di altri fattori (forse a livello dei neurotrasmettitori o dei geni) che interagiscono con la serotonina per il decremento dell’umore.

Studi preclinici

Valutando modelli animali di umore abbassato riscontriamo livelli alti di ansia, depressione e disperazione. I fenotipi comportamentali che sono associati con questi modelli possono essere quantificati e usati per indagini di nuove terapie per il disturbo negli umani.

Studi precedenti hanno mostrato che bassi livelli di triptofano nella dieta sembrano avere un effetto ansiogeno e depressivo sul comportamento dei ratti. Dopo un mese di trattamento con una dieta a basso contenuto di triptofano, i ratti impiegati nell’esperimento mostrarono un incremento significativo di immobilizzazione nel test del nuoto forzato e mostravano comportamenti simili all’ansia nel test del labirinto. Inoltre i topi che assumevano una dieta povera di triptofano mostrarono un incremento dell’aggressività difensiva nel test dell’intruso e aumentata dominanza sociale suggerendo che le restrizioni della dieta appaiono esitare in alterazioni emozionali in risposta allo stress. Sfortunatamente, i risultati delle manipolazioni acute di triptofano appaiono essere specifiche delle specie e varianti. Per esempio, nei topi, l’impoverimento acuto di triptofano non mostra ansia nel test del labirinto e non mostra incremento dell’immobilità nel test del nuoto forzato o nel test della sospensione per la coda anche se la manipolazione risultava in una riduzione del triptofano nel plasma del 74%. Analogamente, in uno studi sui ratti comparando gli effetti dell’impoverimento acuto del triptofano tra i topi delle specie Brown Norway e Sprague Dawley, quest’ultimi mostrarono maggiori comportamenti associati ad ansia e depressione a confronto alla variante non-albina, anche con un decremento del 60% del triptofano nel plasma osservato in entrambe le razze. Questi risultati suggeriscono che gli effetti sul comportamento e nei livelli neurochimici dell’impoverimento acuto del triptofano sono probabilmente dipendenti dalla razza.

L’impoverimento del triptofano, la serotonina e la cognizione

Gli studi clinici e preclinici basati sull’impoverimento del triptofano sono stati effettuati anche per valutare la relazione tra diminuiti livelli di serotonina e cognizione

Studi clinici

Una meta-analisi di più di 50 studi sull’impoverimento del triptofano nell’uomo dal 1966 al 2008 fu pubblicata da Mendelsohn e colleghi nel 2009. Gli effetti dell’impoverimento acuto del triptofano sui processi psicomotori, la memoria dichiarativa, la memoria di lavoro, le funzioni esecutive, e l’attenzione furono valutati con le più consistenti conclusioni riguardanti il fatto che l’abbassamento del triptofano danneggia il consolidamento della memoria episodica di informazioni verbali. La memoria semantica non sembrava essere influenzata dall’impoverimento del triptofano come invece lo erano le informazioni verbali, spaziali e affettive, la memoria di lavoro, le funzioni esecutive e l’attenzione.

Molti degli studi rivisitati nella summenzionata revisione si sono focalizzati su volontari sani, o quelli con suscettibilità alla depressione. Quest’ultimo pubblicato dopo la revisione di Mendelsohn ha mostrato alcune interessanti conclusioni riguardanti i processi emotivi. In un piccolo studio con pazienti depressi, fu mostrata una risposta sintomatica bimodale all’impoverimento acuto di triptofano fu mostrato essere preceduta da un bias bimodale dell’elaborazione delle emozioni nella stessa direzione; cioè, i pazienti i cui sintomi depressivi miglioravano 24 ore dopo l’impoverimento mostravano un miglioramento nell’elaborazione delle emozioni 5 ore dopo, mentre era vero il contrario per i pazienti i cui sintomi dell’umore peggioravano. Individui asintomatici ad alto rischio di depressione per familiarità mostravano alterazioni nell’elaborazione delle emozioni mentre erano sottoposti a impoverimento acuto del triptofano. Da notare che in soggetti normali, l’impoverimento acuto del triptofano elicitava significativamente più bassa intensità e livelli di attivazione in risposta a espressioni facciali di rabbia in un compito di percezione non cosciente. In un altro studio condotto con impoverimento del triptofano in donne in post-menopausa, ci fu un incremento dell’attivazione della corteccia orbito-frontale e nell’amigdala bilaterale, misurata dalle immagini di risonanza magnetica funzionale durante un compito di elaborazione delle emozioni rispetto al gruppo di controllo non sottoposto a deprivazione di triptofano.

La manipolazione dei livelli di triptofano nel SNC usando la deprivazione acuta di triptofano è stata usata anche come strumento per indagare il ruolo della serotonina nei disordini neurologici. In pazienti con il Parkinson, fu osservata una riduzione dimostrabile delle funzioni cognitive globali e di riconoscimento verbale durante la deprivazione acuta di triptofano rispetto al gruppo di controllo costituito da pazienti a cui fu somministrato un placebo, suggerendo un’interazione tra il danno alle vie serotoninergiche e quelle colinergiche. Nessun deficit nella memoria fu osservato persone giovani con ADHD sottoposti a deprivazione di triptofano, nel test della ricompensa con maschi alcolisti, o in test cognitivi di pazienti con Alzheimer che potevano essere attribuiti all’età a avanzata. Da notare che fu osservato che effetti dannosi della deprivazione acuto di triptofano sulla memoria di lavoro erano più comuni in un gruppo di persone anziane comparato con un gruppo di giovani volontari sani.

La manipolazione dei livelli di triptofano usando la metodologia della deprivazione acuta è stata usata anche per indagare il ruolo della serotonina in altri disordini. Kennedy e colleghi hanno usato la deprivazione acuta di triptofano per dimostrare che il danno alle performance cognitive mediate dall’ippocampo nella sindrome del colon irritabile è modulata dai livelli periferici di triptofano. Inoltre, fra donne sopravvissute al cancro al seno, la deprivazione acuta di triptofano fu usata per realizzare un modello della perdita di serotonina che è un effetto collaterale della diminuzione di estrogeni in questa popolazione. Questo studio dimostrò danni specifici alla memoria episodica e nella velocità a livello motorio, suggerendo un ruolo critico della serotonina nei danni cognitivi in queste pazienti.

Studi preclinici

La somministrazione acuta di proteine senza triptofano ai ratti, riduceva significativamente i livelli di triptofano nel loro ippocampo e determinava performance danneggiate nel test del riconoscimento di oggetti nuovi per la valutazione della memoria di lavoro visiva, ma non a livello dell’attenzione sostenuta o nell’apprendimento spaziale. Al contrario, la deplezione cronica del triptofano che simula una riduzione a lungo termine della serotonina nelle vie serotoninergiche centrali quali l’ippocampo, corteccia frontale, e il corpo striato dei roditori, danneggiava la memoria per il riconoscimento di oggetti e la memoria di eventi che determinano paura dipendente dall’ippocampo. In più, la deprivazione cronica di triptofano nella dieta aumenta il danno, indotto dalle anfetamine, della inibizione prepulse, confermando le precedenti osservazioni di questo gruppo di ricerca sulla sensibilizzazione di altri comportamenti mediati dalle anfetamine, indotti da una prolungata deprivazione di triptofano nella dieta.

Aumento del triptofano e cognizione

Una strategia di somministrazione di proteine ricche di triptofano nella dieta può aumentare la disponibilità di triptofano nel cervello e così potenzialmente determinare l’aumento della sintesi di serotonina. Gli studi clinici hanno trovato che un supplemento acuto di triptofano migliora i tempi di reazione e i punteggi nell’attenzione e nella memoria visuale astratta, mentre l’aumento cronico incrementa la memoria per il riconoscimento facciale e abbassa la soglia di responsività agli spaventi. In più, Rondanelli e al. Dava una dieta di 12 settimane fosfolipidi dell’acido docosaesaenoico con melatonina e triptofano a pazienti anziani con danno cognitivo medio. Essi riportavano miglioramenti significativi in molte misure di funzioni cognitive incluso il Mini-Mental State Examination, comunque con questo mix di dieta è difficile trarre conclusione riguardo al ruolo della serotonina.

Triptofano, sonno, umore e cognizione

Il triptofano è stato mostrato avere effetti sul sonno, producendo un incremento del tasso di sonnolenza soggettiva, e decremento nella vigilanza. Questa migliorata qualità del sonno è associata con un miglioramento in misure edoniche e cognitive, migliorata vigilanza al mattino e misure cerebrali dell’attenzione.

Gli studi condotti con deprivazione acuta del triptofano negli esseri umani dimostra l’inibizione della latenza dei movimenti degli occhi rapidi (REM) e sonno REM prolungato, con ulteriori lavori con modelli animali che stanno dimostrando l’importanza della serotonina in quest’associazione. La serotonina è anche un precursore della melatonina nella ghiandola pineale.

In pazienti con depressione che soffrono anche di scarsa qualità del sonno, vedono un peggioramento di essa a causa del trattamento antidepressivo con insonnia e diminuzione totale del tempo del sonno come comune effetto collaterale. L’effetto della diminuzione del triptofano sul sonno in depressione è stato studiato verificando l’effetto della deprivazione acuta di triptofano in pazienti depressi in remissione che erano ancora in trattamento con antidepressivi, è stata evidenziata una riduzione del sonno e della latenza dei REM, ma una maggiore densità, a dimostrazione che riducendo il triptofano non vengono alterati gli effetti collaterali degli antidepressivi. Da notare che, in una popolazione di pazienti con disturbo ossessivo compulsivo, la deprivazione di triptofano induceva un peggioramento della continuità del sonno, ma non c’erano mutamenti nei REM o nel sonno ad onde lente.

Triptofano, serotonina e asse Cervello-intestino

L’asse cervello intestino è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il cervello e il tratto gastrointestinale, che collega i centri emotivi e cognitivi del cervello con il controllo periferico e le funzioni dell’intestino. La serotonina è un elemento chiave di questo asse, agendo come un neurotrasmettitore nel SNC e nel Sistema Nervoso Enterico che è presente nella parete dell’intestino. In più, la serotonina è prodotta da cellule endocrine e agisce come un ormone paracrino nell’intestino e come un ormone endocrino, trasportato dal sangue legandosi alle piastrine. Il suo ruolo, come ormone, è quello collegare le due estremità dell’asse cervello-intestino cosi come quello di avere effetti sistemici quale quella di influenzare la densità delle ossa e il metabolismo. La produzione di serotonina a livello centrale rappresenta appena il 5% della sua sintesi totale, con la gran maggioranza che viene prodotta nella periferia. La sintesi a livello periferico avviene nei tessuti. La sintesi periferica avviene nei tessuti come le ossa, le ghiandole mammarie, il pancreas, ma l’epitelio intestinale è di gran lunga la fonte maggiore. Le cellule enterocromaffine nell’epitelio gastrointestinale dà conto di circa il 90% della sintesi della serotonina. Il percorso di sintesi endocrina periferica differisce da quella del percorso di sintesi nel sistema nervoso centrale e dal percorso neuronale enterico per l’utilizzazione del triptofano idrossilasi tipo 1 invece che il tipo 2. La degradazione della serotonina è la via monoaminaossidasi e aldeide deidrogenasi a 5HIAA come nel Sistema Nervoso Centrale, nella periferia la glucuronidazione gioca un ruolo importante.

L’asse cervello-intestino è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il cervello e il tratto gastrointestinale. Questo collega i centri emotivi e cognitivi del cervello con il controllo periferico e le funzioni dell’intestino e il suo microbiota residente. La serotonina è l’elemento chiavi dell’asse, agendo come un neurotrasmettitore nel sistema nervoso centrale e nel sistema nervoso enterico che è presente nella parte dell’intestino.

  1. La comunicazione neurale tra l’intestino e il cervello è il nervo vago (stomaco e retto) e il ganglio della radice dorsale (DRG-piccolo e largo intestino), attraverso proiezioni dal sistema nervoso enterico alle innervazioni dei gangli simpatici e parasimpatici dell’intestino.
  2. Comunicazione tramite il rilascio di batteri, produzione di citochine e la circolazione di ormoni. Un importante avanzamento per gli studi futuri sarà lo sviluppo di modelli testabili del potenziale meccanismo d’azione (ad esempio, tagliando il nervo vago può bloccare alcuni effetti dei cambiamenti del microbiota intestinale nei modelli con i roditori).

Triptofano e microbiota intestinale

Un altro pezzo del puzzle della serotonina coinvolge la comunità di microorganismi residenti che hanno colonizzato il tratto digestivo. Il microbiota intestinale è stato trovato principalmente nell’intestino crasso, ma piccole quantità possono essere trovate per tutto il tratto gastrointestinale. Comunicazioni incrociate tra l’epitelio gastrointestinale e la flora enterica contribuiscono alle funzioni quali la risposta immunitaria e la regolazione degli ormoni e sta dimostrando di essere critica per il mantenimento dell’omeostasi e della salute. A seconda di come la comunità batterica si stabilisce nei primi anni di vita, o cambia attraverso il ciclo di vita, può avere conseguenze sul metabolismo del triptofano, e così sul sistema serotoninergico. Un bilanciamento è necessario tra l’utilizzazione batterica del triptofano e il triptofano necessario per la sintesi della serotonina sia nel sistema nervoso enterico che in quello centrale.

C’è una regolazione diretta e una indiretta del triptofano e della serotonina nell’intestino attraverso il microbiota residente. La regolazione indiretta della disponibilità di triptofano e la formazione di serotonina attraverso il microbiota intestinale è principalmente la via del percorso della chinurenina. Come notato, la sintesi di chinurenina dà conto approssimativamente del 90% del metabolismo del triptofano. Recenti evidenze per la regolazione diretta provengono da modelli con animali germ-free che sono stati realizzati in laboratorio e sono deficitari di microbiota-intestinale. Questi animali mostrano elevati livelli di circolazione nel triptofano e un decremento della serotonina. Quando in questi animali vengono introdotti batteri per la metabolizzazione del triptofano nel loro intestino, i livelli di triptofano circolante cadono, con un conseguente effetto sulla serotonina ippocampale nei maschi. All’interno del cervello fu osservato un incremento della serotonina ippocampale e un ricambio, parallelamente ad un decremento di comportamenti simili all’ansia, dimostrando l’influenza del microbiota intestinale sia sui comportamenti correlati che neurochimici. Da notare che, questi animali dimostrano anche una riduzione dei fattori messaggeri RNA neurotropici nel cervello e una ridotta espressione dei geni responsabili della segnalazione sinaptica PSD-95 e la sinaptofisina nelle regioni del cervello responsabili per il controllo motorio e l’ansia come il corpo striato.

Nella sindrome del colon irritabile, i cambiamenti nel bilanciamento del microbiota sono associati con sintomatologia e alterazioni dei livelli della serotonina nell’intestino e nel cervello. Inoltre, l’espressione di recettori che regolano il passaggio degli ioni, che agisce per allertare il corpo ai patogeni, è alterata sia nel plasma che nei campioni colonici in pazienti con sindrome del colon irritabile. Dati recenti mostrano anche che prodotti dei batteri come le catene brevi di acidi grassi possono regolare la produzione di serotonina attraverso le cellule enterocromaffine.

Comportamento e microbiota intestinale

Come discusso, la serotonina prodotta a livello centrale gioca un ruolo maggiore nell’umore e nella cognizione. Un’influenza del microbiota intestinale sul comportamento sta diventando sempre più evidente, per il tramite di una varietà di meccanismi proposti quali i cambiamenti nell’assorbimento del triptofano e la sintesi della serotonina.

Topi germ-free mostrano minori comportamenti simil-ansia rispetto ai loro pari con germi. Il trattamento cronico con batteri acidi lattici Lactobacillus rhamnosus nel topo induceva alterazioni nei recettori GABA nella corteccia ippocampale e nell’amigdala in confronto con il gruppo di controllo, mentre anche la riduzione dei livelli di corticosterone indotto dallo stress e i comportamenti correlati ad ansia e depressione. Da notare che questi effetti non furono trovati in topi vagotomizzati, identificando il nervo vago come un percorso principale di modulazione tra i batteri intestinali e il cervello.

Nei modelli della depressione costruiti su animali, ambientali e chirurgici, gli animali mostravano un comportamento simil-depressivo e un alterato profilo intestinale microbiotico. Queste conclusioni sono state recentemente replicate in una popolazione clinica. In uno studio recente con pazienti affetti da depressione maggiore, molti generi predominanti furono trovati in livelli significativamente differenti tra i pazienti depressi e il gruppo di controllo mostrando sia una predominanza di alcuni gruppi di batteri potenzialmente dannosi sia una riduzione di batteri buoni.

L’influenza del microbiota intestinale sul comportamento si estende anche alle funzioni cognitive nei modelli, preclinici, sebbene tutti i test comportamentali sugli animali hanno una componente di ansia, ciò suggerisce che i deficit cognitivi non sono osservati senza un livello di stress. I topi infettati con un patogeno enterico mostravano disfunzioni della memoria di lavoro e problematiche nei comportamenti sociali, non solo dopo un evento stressante acuto. Clinicamente, è in atto una discussione riguardo il coinvolgimento della flora batterica nella patogenesi dell’Alzheimer, ma al momento è solo a livello speculativo.

Deprivazione di triptofano e asse intestino-cervello.

Il controllo centrale del dolore è una componente importante della sindrome del colon irritabile in cui la serotonina ha un ruolo. In donne sane, un dolore indotto tramite la distensione di un palloncino nel retto, determinava un incremento dell’attività del cervello come dimostrato nella risonanza magnetica funzionale per immagini. Quando questo stimolo fu ripetuto durante una riduzione acuta del triptofano, ci fu un aumento della risposta dell’amigdala, aree di attivazione delle emozioni, e reti afferenti ai centri della regolazione omeostatica. Ci fu anche una diminuzione dell’inibizione del feedback negativo dell’amigdala. Quando questi test furono ripetuti in donne con sindrome del colon irritabile a costipazione predominante, fu osservato un simile pattern dell’attività del cervello. Ciò suggerisce che ci sono cambiamenti aumentati nell’attività del cervello, specificamente nelle afferenze ai centri della regolazione omeostatica e nelle reti che determinano attivazione emozionale, dopo una stimolazione viscerale avversa.

In più, la performance cognitiva è alterata nella sindrome del colon irritabile. Pazienti donne con sindrome del colon irritabile e donne sane del gruppo di controllo furono sottoposte ad una batteria di test neurofisiologici rispettivamente dopo una riduzione acuta di triptofano e un placebo.  I risultati mostrarono che il gruppo sperimentale aveva prestazioni mediate dall’ippocampo più basse. Un test simile in donne con sindrome del colon irritabile con prevalenza di diarrea e un gruppo di controllo di donne sane mostrarono che la deprivazione da triptofano acuta era significativamente associata con danni alle performance di rievocazione immediata e ritardata in un test di memoria affettiva, sebbene non ci fosse differenza nei punteggi tra il gruppo di pazienti e il gruppo di controllo. Queste pazienti mostravano anche un aumento della percezione viscerale a uno stimolo viscerale avverso durante una riduzione acuta di triptofano in maniera similare allo studio di Labus ed al.

Da notare che, la riduzione acuta di triptofano non ha un effetto sulle concentrazioni della serotonina nella mucosa o del metabolita Acido 5-idrossindolacetico. Comunque, studi sulla riduzione acuta del triptofano indagando gli effetti della regolazione della motilità gastrointestinale e le sensazioni hanno mostrato un diminuito livello di triptofano nel plasma, diminuita sensazione di nausea durante la distensione del palloncino senza influenzare la sensibilità gastrica e la compliance. Una riduzione acuta del triptofano aumentava anche il volume intragastrico postprandiale, ma ciò non era riflesso da un incrementata assunzione di nutrienti. Al contrario, le funzioni motorie del retto durante la riduzione acuta di triptofano fu testata in pazienti donne con sindrome del colon irritabile a predominanza di diarrea. Mentre il gruppo di pazienti aveva una funzione motoria del retto alterata, la deprivazione del triptofano non la alterava.

Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4728667/

Fase 2. Torniamo ai passatempi o ricerchiamo intimità in sicurezza?

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“Alla ricerca del tempo perduto” 2014
Matita su Carta di Roberta Maola

Siamo entrati nell’agognata e temuta Fase 2. Ovvio che la ripartenza delle attività produttive e sociali è fondamentale per evitare il crollo del sistema economico e il collasso psicologico e sociale. Tuttavia, deve essere ben chiaro a tutti che una nuova ondata di contagi avrebbe ripercussioni drammatiche innanzitutto a livello sanitario e in secondo luogo per le conseguenze di un nuovo prolungato lockdown.

Cosa fare dunque? Gli elementi individuati da chi dall’alto sta gestendo l’emergenza

(Governo, Protezione Civile, ISS, ecc.) sono: Dispositivi di Protezione Individuale, App Immuni, tamponi e test sierologici. Ok. Posto che il Governo riesca a dotarci di questi strumenti in tempo utile, le domande fondamentali sono due: questi strumenti sono davvero efficaci? E soprattutto: ognuno di noi avrà la volontà e la capacità di usarli al meglio?

E forse è questa la domanda che ci dovremmo porre tutti più seriamente e che ci riguarda più da vicino, in un’ottica che vede la nostra libertà come direttamente proporzionale al nostro senso di responsabilità. Perché al di là dei dubbi sull’efficacia dell’App Immuni e dei test sierologici, della disponibilità di mascherine in numero sufficiente o di accesso tempestivo ai tamponi, il più grande errore che le istituzioni e le persone possono fare è quello di pensare che la gestione dell’emergenza sanitaria sia un processo che possa passare sopra la testa di ogni singolo individuo, che possa, cioè, essere gestito solo tramite algoritmi, obblighi e ammortizzatori sociali, prescindendo dal contributo soggettivo di ognuno.

Nei prossimi mesi ci attende la sfida di riuscire ad integrare nella vita quotidiana, in maniera perdurante e costante, tutte le prassi di prevenzione del contagio. Anche in Fase 2 gli spostamenti e gli incontri con le altre persone dovranno continuare ad essere ridotti a quelli veramente importanti e dovranno essere condotti con la massima attenzione nell’usare i dispositivi di protezione individuale, nell’applicare le norme igieniche e nel rispettare il distanziamento. Per quanto odiose queste prassi possano essere, sono l’unico modo per evitare il perpetuarsi dei contagi visto che questo virus ha la subdola caratteristica di farsi ospitare senza produrre sintomi (o producendone aspecifici) nella stragrande maggioranza di casi.

Ognuno dovrebbe, pertanto, comportarsi come se fosse portatore di contagio e come se, anche il più stretto familiare, possa potenzialmente essere ospite del virus. Questa affermazione può sembrare esagerata. D’altro canto se si rispolverano e capitalizzano gli insegnamenti derivanti dalle campagne contro la diffusione dell’HIV, ci si rende conto come entrambi i virus debbano la loro “fortuna” a credenze erronee, come quella di pensare che colpiscono solo alcune categorie di persone, e a resistenze a mutare le abitudini nel modo di relazionarsi. Era il 1995 quando a noi studenti della Facoltà di Psicologia ci spiegavano come il preservativo fosse, a torto, considerato un elemento di separazione fra partner, mentre in realtà il suo utilizzo è un gesto d’amore che rinsalda il legame di coppia nell’assunzione di reciproca responsabilità per la salute dell’altro.

Oggi come allora siamo chiamati a frenare l’impulsività e a restituire intenzionalità alle nostre rel-azioni. Pensiamo che il distanziamento sociale ci ha privato del piacere di stare con gli altri, ma se vogliamo essere davvero onesti con noi stessi, il distanziamento sociale ci ha privato, il più delle volte, di “passatempi”, “rituali” e “giochi relazionali” ovvero di attività stereotipate, svuotate di significato e sentimento che spesso ci lasciavano insoddisfatti, se non addirittura ci facevano stare male.

Al contrario, la ricerca dell’intimità può avvenire anche senza contatto fisico e persino senza parole. Avviene quando ciò che diciamo è sincero, sentito e muove emozioni positive. Intimità è divertimento, incoraggiamento, vicinanza nell’ascolto. Quante volte riempiamo di parole i silenzi?  Eppure essi sono lo spazio psicologico di cui l’altro necessita per maturare pensieri ed emozioni, il tempo che diamo a noi stessi per osservarne il viso, la gestualità, la postura.

Ricercare l’intimità ai tempi del coronavirus significa cogliere il sorriso negli occhi laddove la bocca è coperta dalla mascherina, percepire la forza e il movimento di una stretta di mani coperte dai guanti. Significa, in ultima analisi, valorizzare ciò che nella quarantena rimane, piuttosto che rimpiangere ciò che si è perso.

La relazione tra Microbiota dell’intestino e disordini degenerativi

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Mentre il ruolo del microbiota intestinale è ben consolidato nella patogenesi dei disordini gastrointestinali come la sindrome del colon irritabile e la colite ulcerosa, un crescente corpo di ricerche implica il suo coinvolgimento nello sviluppo di vari danni neurodegenerativi. L’evidenza più forte finora riguarda la Sclerosi Multipla, il Parkinson e i disturbi dello spettro autistico. Crescenti evidenze, inoltre, si concentrano sul fatto che l’alterata composizione microbiotica giocherebbe un ruolo nello sviluppo dell’Alzheimer, nell’infarto e nella SLA.

“Sta diventando chiaro che una salutare diversità microbiotica è essenziale per la salute del cervello, specialmente man mano che andiamo avanti con gli anni”, ha detto John F Cryan, PhD, professore e presidente del Dipartimento di Anatomia e Neuroscienza all’Università del College Cork di Cork, Irlanda, e co-autore di revisione pubblicata nel febbraio 2020 su Lancet Neurology.

È stato proposto che l’asse microbiota-intestino-cervello rappresenta un percorso comunicativo a due direzioni attraverso il quale il microbiota intestinale può influenzare il sistema nervoso centrale, contribuendo ad alterazioni neurologiche e comportamentali. Per esempio, un’accresciuta permeabilità della barriera ematoencefalica può “consentire il trasferimento di cellule del sistema immunitario e di componenti batterici nel cervello e determinare neuroinfiammazione”, secondo gli studi degli autori.

Cryan e colleghi hanno esaminato rilevanti risultati da studi clinici e preclinici le cui conclusioni sono riassunte di seguito.

Sclerosi Multipla

Considerando il ruolo essenziale del microbiota intestinale nello “sviluppo e maturazione del sistema immunitario, non è sorprendente che il microbiota sia implicato nella patogenesi della Sclerosi Multipla”, scrivono. In uno studio pubblicato nel 2016 sul European Journal of Neurology, i ricercatori esaminarono la composizione della flora batterica intestinale di 18 pazienti con Sclerosi Multipla pediatrica e 17 bambini sani di controllo senza disordini autoimmuni.

Nel gruppo di pazienti, trovarono che “le perturbazioni della composizione della flora batterica intestinale erano osservate, in parallelo con un arricchimento percorsi metabolici associati con la neuro-degenerazione” a confronto con il gruppo di controllo. “Le conclusioni suggeriscono un ambiente che favorisce l’infiammazione”.

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Ulteriori scoperte sono state derivate da ricerche basate sui modelli animali della Sclerosi Multipla (encefalomielite sperimentale autoimmune). Gli studi, investigando il trapianto di microbiota di pazienti con Sclerosi Multipla in topi, hanno evidenziato l’importanza dell’interleuchina IL10 implicata nella produzione delle cellule CD4 T e quindi degli effetti immunomodulatori del microbiota intestinale”.

In ricerche con topi senza germi, la resistenza allo sviluppo dell’encefalomielite autoimmune sperimentale fu invertita con il trapianto di microbiota fecale da topi normali. “Inoltre, la presenza di specifici batteri filamentosi Gram-positivi segmentati nel tratto gastrointestinale, che attivano le cellule Th17, influenza significativamente la gravità dell’encefalomielite sperimentale autoimmune” spiegano Cryan et altri.

I risultati da altri studi con topi senza-germi suggeriscono il coinvolgimento del microbiota intestinale nella regolazione della produzione di mielina nella corteccia pre-frontale e nella regolazione della barriera ematoencefalica. Nell’indagine successiva, danni all’integrità della barriera ematoencefalica sono riparati grazie all’introduzione nella dieta di molecole composte da brevi catene di acidi grassi o di batteri che li producono.

Uno studio pilota del 2018 ha dimostrato che la gestione dell’assunzione di un probiotico per 2 mesi diminuiva la concentrazione di organismi collegati ad alterazioni della flora batterica nella Sclerosi Multipla, così come “molti percorsi associati alle alterazioni delle funzioni del microbiota intestinale in pazienti con Sclerosi Multipla, quali il metabolismo del metano”. Il supplemento di probiotici inoltre “induce una risposta immune anti-infiammatoria periferica caratterizzata da una diminuita frequenza di monociti infiammatori, diminuita intensità del mezzo fluorescente di CD80 su moniciti classici, così come diminuzione degli antigeni dei leucociti umani (HLA) D collegati all’intensità del mezzo fluorescente nelle cellule dendritiche.

Ampi studi sono stati implementati per investigare la fattibilità e l’efficacia di strategie di trattamento basate sul microbiota per ridurre i sintomi e la frequenza delle ricadute nella Sclerosi Multipla.

Disturbi dello Spettro Autistico

È stato stimato che fattori non ereditari danno conto di più del 50% della neurobiologia dei Disturbi dello Spettro Autistico. Sintomi gastrointestinali significativi sono spesso presenti fra persone autistiche e rappresentano un elemento sottostimato in comorbidità in questa popolazione.

In studi trasversali, i ricercatori hanno osservato un’alterata composizione del microbiota in individui con ASD (Disturbi dello Spettro Autistico), e studi sugli animali hanno aiutato a delucidare i meccanismi sottostanti che collegano il microbiota al ASD. In uno studio del 2019 si riportava su Cell, topi senza-germi (cioè che non hanno alcun tipo di microorganismo al loro interno) mostrarono tutti i segni tipici del comportamento autistico dopo essere stati sottoposti a trapianto di microbiota intestinale da esseri umani con ASD.

La flora batterica alterata è stata rilevata in topi con fattori di rischio ambientali per l’ASD, come un’infiammazione nella madre o la somministrazione di valproato durante la gestazione. La somministrazione di singoli ceppi di batteri dimostrò l’inversione di vari comportamenti relativi al Disturbo dello Spettro Autistico e cambiamenti gastrointestinali sia negli esseri umani che negli studi animali, e la somministrazione di fermenti probiotici o la loro individuazione furono collegati alla modulazione dei comportamenti sociali nei modelli animali del ASD.

In un recente piccolo studio pilota, bambini con ASD sottoposti a terapia per trasferimento del macrobiota mostrarono significative riduzioni nei sintomi gastro-intestinali  come dolore addominale, diarrea, e costipazione così come miglioramenti nei comportamenti tipici del ASD. Questi cambiamenti persistettero per almeno 2 anni dopo il trasferimento del microbiota. Si necessitano ulteriori studi più ampi per esplorare ulteriormente il potenziale di questo tipo di interventi per modificare i sintomi dei Disturbi dello Spettro Autistico.

Parkinson

Molti pazienti con Parkinson sperimentano sintomi intestinali funzionali molti anni prima dell’insorgenza dei sintomi motori, e un certo numero di piccoli studi hanno dimostrato alterazioni della composizione della flora batterica in questi pazienti. In uno studio del 2016, il trapianto di microbiota fecale da pazienti con Parkinson determinarono deficit motori e neuroinfiammatori nei topi, e sintomi comportamenti furono migliorati con trattamento antibiotico.

I ricercatori hanno riportato la presenza di α-sinucleina nella mucosa e nella submucosa di fibre nervose e nei gangli della base di individui con Parkinson, e le evidenze precliniche supportano la possibilità che α-sinucleina possa essere trasportata dall’intestino al cervello per il tramite del nervo vago. “Il nervo vago è particolarmente ben posizionato per essere il conduttore di segnali dall’intestino al cervello, sia attraverso il trasporto di piccoli o grandi molecole, quali la traslocazione della α-sinucleina simil-prione, o neuronalmente per il tramite di segnali elettrici” hanno affermato Cryan, et al.

Studi epidemiologici hanno dimostrato effetti protettivi della vagotomia a livello del tronco nello sviluppo del Sindrome di Parkinson, e i modelli sul topo hanno dimostrato che questa procedura preveniva la trasmissione dall’intestino al cervello di α-sinucleinapatia e danni comportamentali neurodegenerativi associati.

In più, il microbiota intestinale può influenzare il corso di disordini neurologici per il tramite dell’interazione con trattamenti medici come la Levodopa. In uno studio del 2019 pubblicato in Science, per esempio, “l’identificazione della tirosina decarbossilasi, come mediatore predominante della decarbossilazione della L-dopa associata al microbiota offre un potenziale bio-marcatore per la riduzione dell’efficacia della L-Dopa in alcune popolazioni”, hanno annotato gli autori. “Ciò inoltre offre nuove possibilità per terapie personalizzate basate sull’individuazione di biomarcatori che rilevano l’inibizione della TyrDC come terapia addizionale rispetto alla classica inibizione dei AADC”.

Usando modelli umani ex-vivo basati su sospensioni fecali da pazienti con Parkinson e il gruppo di controllo sano, i ricercatori hanno osservato una sostanziale variabilità nel metabolismo della L-dopa tra diversi microbiota intestinali. Hanno inoltre rilevato che l’abbondanza di tirosina decarbossilasi e Enterococcus faecalis discriminava tra il campione che la metabolizzava e da quello che non la metabolizzava, e una correlazione lineare tra tirosina decarbossilasi e enterococcus faecalis.

Direzioni future.

Dato che gli studi riguardanti la connessione tra il microbiota intestinale e i disordini neurodegenerativi rappresentano un’area nuova di investigazione, si necessitano ulteriori ricerche. In ultima analisi, l’obiettivo è quello di determinare se “possiamo trasferire tutte le fantastiche conclusioni derivanti dai modelli animali al setting clinico negli esseri umani” ha detto il dr. Cryan, che aggiunte che la dieta è uno delle migliori vie per modificare il microbiota. “Sebbene tale ricerca è ancora ad un livello embrionale, la buona notizia è che, diversamente dal nostro genoma dove possiamo solo incolpare i nostri genitori e nonni, il nostro microbioma è potenzialmente modificabile, e questo potrebbe dare ai pazienti la possibilità di agire su alcuni dei fattori che influenzano la salute del loro cervello”.

References

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  5. Sharon G, Cruz NJ, Kang DW, et al.Human gut microbiota from autism spectrum disorder promote behavioral symptoms in miceCell. 2019;177: 1600–1618
  6. Kang DW, Adams JB, Coleman DM, et al.Long-term benefit of Microbiota Transfer Therapy on autism symptoms and gut microbiota. Sci Rep. 2019;9(1):5821
  7. Svensson E, Horvath-Puho E, Thomsen RW, et al.Vagotomy and subsequent risk of Parkinson’s disease.Ann Neurol. 2015; 78:522–529
  8. Liu B, Fang F, Pedersen NL, et al.Vagotomy and Parkinson disease a Swedish register-based matched-cohort study. Neurology. 2017; 88(21):1996–2002
  9. Kim S, Kwon SH, Kam TI, et al.Transneuronal propagation of pathologic α-synuclein from the gut to the brain models Parkinson’s disease.Neuron. 2019;103(4):627-641.e7

 

Covid-19. Meccanismi di difesa e comportamenti a rischio.

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Da più parti ci giungono inviti a non mollare la presa sulle cautele per evitare il contagio. Allo stato attuale è più corretto dire che le misure di distanziamento sociale hanno impedito un dilagare incontrollato dell’epidemia e il collasso del Sistema Sanitario, piuttosto che produrre un’inversione di tendenza rispetto ai contagi. Essi infatti si attestano sui circa 4 mila al giorno.

Nella popolazione sta sopraggiungendo stanchezza, insofferenza ed ansia per le attività lavorative e sociali sospese: tutti aspettano con grande apprensione la comunicazione circa l’effettiva partenza della Fase 2, ma è notizia di ieri che il lockdown si prolungherà fino al 3 maggio.

E allora la nostra mente inizia a produrre “teorie” di senso comune che ci aiutano a giustificare i nostri comportamenti a rischio ed a camminare sul filo delle ambiguità delle ordinanze per poter uscire di casa ed avere un minimo di vita sociale.

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Questo comportamento, seppur comprensibile, ci espone al rischio di contagio, mette in pericolo i nostri cari e costringerà tutto il Paese a periodi di chiusura delle attività produttive che rischiano di protrarsi fino all’effettiva commercializzazione di un vaccino prevista fra 18 mesi.

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Solo per citarne alcuni veicolati dai social:

  • SPOSTAMENTO – Il virus uccide solo chi ha patologie pregresse e gli anziani: soprattutto nei primi momenti dell’epidemia il Covid-19 veniva rappresentato, anche dagli esperti, come un virus che potesse richiedere ricovero o portare alla morte solo coloro che, avendo altre patologie, sarebbero comunque destinati alla morte; in queste settimane abbiamo visto purtroppo giovani anche di 18 anni dover essere intubati ed altri morire; dividere la società in sani e malati, oltre ad essere immorale, è assolutamente rischioso;
  • NEGAZIONE – Con il Coronavirus ci sono stati tanti morti quanti gli altri anni:  in realtà le persone decedute per Covid-19 sono più di 18 mila in uno spazio di poco più di 1 mese con una progressione che si stima, senza restrizioni, sarebbe costato la vita ad oltre 40 mila persone.
  • IMPOTENZA – Il virus sarebbe nell’aria: ciò giustificherebbe il trasgredire l’indicazione del Governo per prevenire il contagio; in realtà non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino la capacità del virus di attaccarsi alle polveri sottili e spostarsi nell’aria; quindi mantenere la distanza di 1-2 metri e usare le mascherine sono misure che riducono significativamente il rischio di contagio.
  • RAZIONALIZZAZIONE – Annullare o trasgredire le disposizioni del Governo favorisce l’immunizzazione del popolazione; ammesso che ciò sia possibile in tempi ragionevoli, necessiterebbe il contagio di almeno il 60% della popolazione con un tributo di morti incalcolabile.
  • PROIEZIONE – Le teorie complottiste creano un nemico invisibile sul quale proiettare il senso di colpa per i propri comportamenti irresponsabili; nei giorni passati si sono diffuse teorie sulla creazione artificiale del virus o sulla sua diffusione intenzionale, la maggior parte sono fantasiose, le altre sono state smentite. Tuttavia, possono avere l’effetto di deresponsabilizzarsi per i comportamenti che causano contagio e morti: a monte, la responsabilità sarebbe di un’entità distante e misteriosa che avrebbe “creato” o diffuso il virus.
  • SOSTITUZIONE – L’insostenibile ansia e deprivazione di stimoli dovuti al pericolo e all’isolamento vengono sostituiti con un’emozione più accettabile come la rabbia; è così che si moltiplicano le invettive verso chi per necessità hanno diritto ad uscire da parte di chi non ha ragioni di urgenza per farlo; atti di aggressione verbale sono stati rivolti anche a genitori con bambini o a persone affette da autismo i cui familiari hanno pensato di doverle identificare con un nastro azzurro, cosa che ha prodotto indignazione in altri per l’aspetto stigmatizzante che un gesto del genere comporterebbe.

Pur comprendendo che è molto difficile attuare un’applicazione stringente delle misure di distanziamento sociale, è necessario evidenziare che, oltre al moltiplicarsi dei contagi, ciò veicola altri 2 rischi molto gravi:

  • non raggiungere l’obiettivo di azzeramento dei contagi, che attualmente con un’applicazione pedissequa delle regole è previsto per il 19 maggio, determina la procrastinazione del ritorno alla normalità o comunque dell’allentamento dei divieti e il ritorno alle attività produttive;
  • una mancata autoregolazione da parte della società determinerà l’applicazione di un atteggiamento repressivo da parte delle Forze dell’Ordine, inasprimento delle sanzioni ed esacerbazione della conflittualità sociale.

Ciò che può aiutare a gestire l’isolamento e lo stress è riportare gli eventi nella nostra sfera di influenza: in altri tempi si sarebbe detto che bisogna spostare il Locus of control dall’esterno all’interno. Come fare?

  • Adattandosi alla situazione di distanziamento sociale trovando modalità creative per continuare a svolgere tutte le attività produttive e sociali;
  • Considerando l’applicazione rigorosa delle raccomandazioni per la prevenzione del contagio, la via maestra per limitare i danni ed imparare a convivere con il virus…

…fino a quando sarà pronto il vaccino o verranno individuati trattamenti farmacologici veramente efficaci.

Riferimenti: