“IT”: il male si insinua fra solitudine, indifferenza e ossessioni.

itIn questi giorni nelle sale cinematografiche viene proiettato il remake (a cura del regista Andres Muschietti) del film “IT”, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King del 1986. La genialità visionaria di uno dei più grandi scrittori e sceneggiatori del genere horror sta nel fatto che le storie soprannaturali che racconta nascono e si alimentano nella cornice delle più profonde tensioni psicologiche connaturate all’animo umano e alle dinamiche sociali che ne scaturiscono.

Lo è stato per Jack Torrance, in “The Shinging”, ossessionato dall’ambizione di successo come scrittore e dal senso di fallimento. Così come per “Carrie lo sguardo di Satana”, opera prima di King, nella quale ha mostrato tutta la sua capacità di leggere le dinamiche profonde della società americana, prevedendo, con un anticipo di più di vent’anni, la drammatica connessione tra bullismo e school shooting: nel romanzo del 1976 Carrie, dopo essere stata umiliata dalle sue compagne al ballo scolastico, provoca un massacro con le sue capacità telecinetiche; metafora del massacro che Eric Harris e Dylan Klebold perpetrarono nel 1999 alla Columbine High School dopo anni di soprusi subiti dai compagni.

In “IT”, King evidenzia come il Male si annidi nelle comunità in cui l’indifferenza degli adulti espone i bambini alla famelica voracità di un predatore seriale che si nasconde nelle fogne della città. Il pagliaccio Pennywise trae forza dal terrore che ogni bambino prova quando si trova solo al cospetto dei propri incubi, abbandonato a se stesso da genitori giudicanti, fobici, possessivi e molestatori.

Le angherie dei ragazzi più grandi, che fanno ai più piccoli ciò che subiscono dagli adulti,  sarà l’elemento che spingerà i protagonisti a solidarizzare tra di loro, a prendersi cura l’un l’altro, a difendersi dalla violenza e ad affrontare il mostro che da più di un secolo semina morte nella città di Derry.

Solo smettendo di fuggire e affrontando i propri incubi più spaventosi aiutandosi l’un l’altro, è possibile condurre un’esistenza al sicuro, riscattarsi da laceranti rimpianti e vivere felicemente.

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2° Laboratorio: “Sessualità e disabilità intellettiva”

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Immagine tratta dal film “Gabrielle un amore fuori dal coro” 2014

Quando? Lunedì 23 ottobre dalle 13,30 alle 16,30

In cosa consiste? Illustrazione degli aspetti teorici, video, domande e risposte, attivazioni esperienziali per elaborare le emozioni.

Quali argomenti?

  • Sessualità e disabilità intellettiva: cosa ne pensano le persone? Risultati del questionario sessualità diversamente abile.
  • Come costruire una comunicazione efficace.
  • Delusione d’amore ed equilibrio psicologico.
  • Rischio abuso: come proteggersi?
  • Educazione sessuale nelle persone con disabilità intellettiva: quali metodologie?
  • Assistenza sessuale: indicazioni e contro indicazioni

Destinatari:

  • Persone con disabilità;
  • Familiari (genitori, fratelli, sorelle, ecc.);
  • Amministratori di sostegno;
  • Assistenti di base;
  • Educatori, psicologi, assistenti sociali, terapisti occupazionali, insegnanti di sostegno e di cattedra.

Costi:

  • 20 euro per iscrizione singola;
  • 15 euro a testa doppia iscrizione;
  • 10 euro a testa per gruppi di tre o più iscritti.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA SCRIVENDO A info@bizzarrilelio.it O 3478468667. MAX 10 PARTECIPANTI. . 

Ubicazione: Romanina Roma (l’indirizzo preciso verrà fornito al momento della prenotazione)

Si rilascia attestato di partecipazione a chi ne farà richiesta al momento dell’iscrizione in regalo 2 e-book a chi porterà un supporto magnetico. 

 

 

 

Bélier: accettare la diversità è un atto d’amore che fa spiccare il volo.

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Ho sempre pensato, guardando il panorama cinematografico, che fare un film sulla disabilità è estremamente difficile. Il cinema francese da qualche anno sta dimostrando di avere la giusta sensibilità per realizzare pellicole positive, ironiche e profonde. Dopo “Quasi amici – Intouchables” del 2011, la “Famiglia Bélier” si propone come un piccolo capolavoro di dissacrante ironia e raffinata conoscenza della realtà della disabilità e della vita.

Racconta la storia di un’adolescente, unica udente in una famiglia di non udenti (padre, madre e fratello), che affronta il suo percorso di autonomia sulla spinta dell’amore e della passione per il canto. Nella prospettiva rovesciata proposta dagli sceneggiatori, l’elemento di diversità non è l’handicap, ma il dono di una voce sublime: Paula, per affermare se stessa dovrà affrontare il conflitto di lealtà verso i propri familiari che non potranno mai apprezzare fino in fondo le sue doti.

Il risultato è una sintesi armoniosa, divertente ed emozionante in cui il tema centrale è arricchito da altre tematiche quali la sessualità, la genitorialità nella diversità, il ruolo di caregiver di una giovane figlia, l’approccio narcisistico alla disabilità che ripropone a parti rovesciate la logica del “Noi e voi” e della “superiorità/inferiorità”. E ancora, l’importanza dell’impegno che fa la differenza tra l’attualizzare il talento e il disperderlo in una mediocre sopravvivenza.

 

 

http://www.raiplay.it/video/2017/09/La-famiglia-Belier-87eafe50-857a-4be9-b3c3-911e2417bbff.html 

Testo unificato caregiver familiari: ennesimo sgambetto a disabili e familiari

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Il testo unificato riguardante i caregiver familiari sostanzialmente rovescia il rapporto di responsabilità tra famiglia e servizi sociosanitari nella cura di una persona con disabilità. Mentre dovrebbero essere lo Stato e gli enti locali a garantire il supporto assistenziale a quest’ultime (favorendo anche un percorso di autonomia dalla famiglia di origine ed inclusione a 360° gradi nella società) con l’eventuale supporto dei familiari ad integrazione, con questa legge si vuole ratificare che la responsabilità di cura è in capo al caregiver familiare designato, con i servizi che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) supportarlo e sostenerlo.
L’unico modo che esiste di perseguire il “… fine di conciliarla (l’attività di cura) alle esigenze personali di vita sociale e lavorativa.” è garantire l’autonomia e l’inclusione sociale della persona con disabilità QUALE CHE SIA LA GRAVITA’ DI ESSA. Cioè applicare le leggi esistenti.
L’intervento legislativo ad hoc per i #caregiverfamiliari che si doveva fare era di riconoscere (finanziandola adeguatamente) la tutela previdenziale, sanitaria e assicurativa per le malattie e gli infortuni derivanti dall’attività di cura INTEGRATIVA DI QUELLA SVOLTA DAI SERVIZI.
Infine, lo dico da psicologo, i vari riferimenti a supporto psicologico e gruppi di mutuo-aiuto, sono solo il puerile tentativo di costruire un consenso, esterno alla categoria, a questa legge. Premesso che il legislatore avrebbe dovuto intervenire per rimuovere le condizioni di stress piuttosto che cronicizzarle e poi cercare di alleviarle, questa legge prende in giro anche i professionisti in quanto i servizi attivati non avranno utenza se le persone non avranno tempo e modo di dedicarsi alla tutela della loro salute fisica e mentale. Inoltre, qualsiasi tipo di supporto psicologico verrebbe pesantemente penalizzato dal perpetuarsi di situazioni cronicamente svantaggiose dal punto di vista psicosociale.

Riferimenti: