Sono davvero i disabili i parassiti della società?

Mentre il razzismo verso gli immigrati è deflagrato negli ultimi anni in tutta la sua spudorata evidenza con conseguenti politiche di segregazione, in maniera strisciante si sta affermando un pensiero velenoso nei confronti delle persone con disabilità: i disabili sono improduttivi e costano, portano all’incremento di tasse e al deficit, rendono il Paese meno competitivo ergo devono ridurre il più possibile le loro richieste per minimizzare gli oneri fiscali.  Un pensiero che non solo è l’anticamera dell’eliminazione fisica, ma è anche una balla colossale.

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Commento ad un post di Iacopo Melio

Non voglio rispondere sotto il profilo morale che implica sempre una scelta di valori, ma dal punto di vista dell’asettica analisi delle dinamiche economiche che sbugiardano nettamente le fandonie di chi vuole lucrare sull’azzeramento dello Stato Sociale.

I contributi che una persona con disabilità riceve sono ricchezza che viene immediatamente e totalmente rimessa nel circolo economico diventando gettito fiscale e previdenziale o reddito per altre persone le quali a loro volta pagano tasse, contributi e determinano reddito per altre persone ancora, in un circuito virtuoso equilibrato e continuo in cui le risorse messe a disposizione dallo Stato ritornano nelle casse erariali. Ad esempio i contributi erogati per l’assistenza, che sono peraltro sottoposti a rendicontazione, vanno a costituire lo stipendio dell’assistente e i suoi contributi previdenziali. Stipendio sottoposto a tassazione, rispetto al quale vengono versati contributi, che servirà ad acquistare beni e servizi. Detti acquisti sono a loro volta soggetti a tassazione indiretta  e andranno a creare reddito per altre persone e così via. Per il medesimo meccanismo, tutte le altre forme di sostegno all’inclusione sociale delle persone con disabilità attraverso l’acquisto di beni e servizi concorrono a sviluppare ricchezza, reddito e gettito fiscale e previdenziale.

Tuttavia ormai da anni ci ripetono che la differenza tra gettito fiscale e spesa pubblica è per ogni esercizio in disavanzo di diverse centinaia di milioni di euro tanto che il Governo è sempre costretto ad aumentare la pressione fiscale e l’indebitamento pubblico. L’Unione Europea stabilisce regole più o meno rigide per la stabilità economica dei Paesi membri e tutti, come tante pecorelle, puntano il dito contro lavoratori, pensionati, malati, disabili e ovviamente immigrati. La ricetta è sempre la stessa: TAGLIARE diritti, stipendi, pensioni, contributi, ecc. L’ho già detto e lo ripeto è una COLOSSALE BALLA: per ogni persona che usufruisce di servizi c’è un indotto di lavoro che genera ricchezza, non può per tale motivo determinare deficit.

Ma allora dov’è il problema? I fattori che determinano il disavanzo pubblico vanno individuati, in ordine sparso, fra i seguenti.

I traffici illeciti della criminalità organizzata. 

Si stima che il volume d’affari annuo di mafia, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita sia pari a 100 miliardi di euro.  Un buco nero che risucchia le risorse economiche prodotte da chi vive e lavora in Italia attraverso il traffico di droga, prostituzione, estorsioni, caporalato, traffico di armi, ecc. La criminalità organizzata non solo sottrae ricchezza al gettito fiscale e previdenziale, ma crea anche danni economici alle piccole e medie aziende con i danni a cose e persone a scopo estorsivo.

Corruzione.

Nonostante il dibattito circa l’effettivo ammontare del costo della corruzione sia ancora in corso e si stanno cercando metodi sistematici per stimarla, è sotto gli occhi di tutti come essa sia un fenomeno capillare e diffuso che  determina un incremento della spesa pubblica a causa dei costi dovuti ad appalti e fatture gonfiate, opere pubbliche incomplete e gestione fraudolenta di industrie, società e banche che costringono lo Stato a sovvenzionarle per scongiurarne il fallimento o ad erogare le indennità di disoccupazione ai lavoratori licenziati.

Italia-aperta-4-630x398Evasione ed elusione fiscale. 

Lavoro nero, mancata dichiarazione di redditi percepiti, trasferimento della sede legale delle grandi società nei cosiddetti paradisi fiscali (così come l’immissione nel mercato italiano dei grandi social network che, pur vendendo servizi ad aziende e persone nel nostro Paese sottostanno al regime fiscale vigente nello Stato in cui hanno la sede legale), la delocalizzazione delle fabbriche in Paesi in cui i lavoratori percepiscono redditi più bassi e hanno minori (o nulle) tutele previdenziali ed assicurative, tutto ciò determina disoccupazione e un conseguente minor gettito fiscale e previdenziale.

Cattiva gestione colposa o dolosa della sicurezza sui posti di lavoro.

Oltre a determinare drammi umani inestimabili, comporta un aggravio dei costi per risarcimento, sovvenzione, riabilitazione e ausili che sacrosantamente vengono erogati agli infortunati sul lavoro. Maggior sensibilizzazione, controlli più severi e ritmi di lavoro meno esasperati porterebbero ad un maggior rispetto per le vite dei lavoratori e un minor costo per le casse dello Stato.

Violazione delle norme ambientali e traffico illecito di rifiuti tossici. 

La Federazione Italiana Medici Pediatri ha stimato che un bambino su tre si ammala per gli effetti dell’inquinamento atmosferico. Un dato che nella sua drammaticità è solo la punta dell’iceberg del fenomeno inquinamento ambientale a cui vanno aggiunte tutte le persone adulte e anziane e i fenomeni di contaminazione del sottosuolo e delle falde acquifere dovuta al traffico di rifiuti tossici.

Accumulo di capitali non soggetti a tassazione.

I guadagni realizzati dalle grandi società, spesso anche attingendo alle risorse dello Stato come nel caso delle grandi industrie farmaceutiche, ristagnano nei conti correnti senza determinare reddito né gettito fiscale.

In conclusione, questi sono solo alcuni dei fenomeni che mettono fortemente in discussione la sostenibilità dello Stato sociale che ormai da anni è continuamente sotto attacco. Lungi dalla pretesa di aver scoperto l’acqua calda e che da domani ci sia un lotta senza quartiere a chi viola la legge mettendo in ginocchio il Paese, il fine di questa disamina è quello, come dichiarato, di smentire l’accusa che i disabili (e tutti gli altri fruitori di servizi socio-sanitari) siano la causa del dissesto economico finanziario dello Stato.  Chi riceve questi servizi non deve sentirsi un peso, bensì deve essere consapevole che gli attacchi ideologici ai servizi sono una manipolazione di comodo finalizzata ad evitare di confrontarsi con i veri problemi e a recuperare risorse economiche spremendo i soggetti più deboli della società.

L’auspicio, a pochi giorni dalla tornata elettorale, è che cittadini ed istituzioni smettano di fare i forti con i deboli e i deboli con i forti e attuino misure di contrasto a questi fenomeni cancerosi.

 

Mostra “Umanità dispersa”. Visitabile dal 14 al 23 su appuntamento. Finissage Sabato 24.

Locandina UMANITA DISPERSA opere di Giulia Del Papa e Roberta Maola

La mostra di Giulia Del Papa e Roberta Maola, cura e testo di Roberto Gramiccia, che si inaugura nella sede storica dell’Archivio Menna/Binga, è l’occasione migliore per osservare gli esiti attuali della ricerca di due artiste che utilizzano il più classico dei linguaggi: il disegno a matita su carta. Le sei opere esposte, frutto di un lavoro lento e accuratissimo, si confrontano con un tema di struggente attualità che riconduce ai lineamenti di una crisi generale molto grave, configurando lo scenario di una pericolosa regressione della società occidentale. Si legge nel testo della mostra:

Giulia Del Papa e Roberta Maola, senza clamore e con silenziosa determinazione, riaffermano quotidianamente la convinzione che il lavoro e lo studio possano pagare. La certezza che non sia inevitabile rassegnarsi alla scomparsa del “mestiere” in arte, così come la determinazione a mantenere, nel perimetro del loro fare, quel legame dell’arte con il mondo che Adorno riteneva elemento costitutivo essenziale di ogni ricerca estetica. L’arma che Giulia e Roberta utilizzano in questa battaglia delle idee è silenziosa ma a suo modo implacabile. Quest’arma è la matita, il disegno. Quella cosa semplice e grandiosa che fece dell’arte fiorentina e del Rinascimento un’epoca irripetibile. Di questi fondamenti, così debitori della tradizione italiana, è difficile  trovar traccia nell’arte di oggi. Le nostre due artiste invece, cocciutamente, non solo vi ritornano ma fanno di questi principi il piedistallo della loro costruzione quotidiana. È a questa tradizione che mi piace riferirmi parlando del loro lavoro. Piuttosto che all’iperrealismo di stampo americano. L’iperrealismo per lo più, con tutte le  lodevoli eccezioni del caso, gareggia con la fotografia nel riprodurre la realtà così com’è. Tanto che il risultato massimo agognato da chi usa questo linguaggio è quello di rendere le proprie opere indistinguibili dalle immagini fotografiche. Ecco, questa intenzionalità illusionistica e in qualche modo funambolica è esattamente l’opposto di ciò che connota l’investigazione  di Del Papa e Maola.

L’insieme delle opere esposte, che sorprendentemente costituisce un unicum malgrado le decise specificità che contraddistinguono il lavoro di ciascuna delle due artiste, fornisce un dimostrazione nitida, nella forma e nei contenuti, di un tentativo riuscito di conciliare l’inevitabilità del legame con la tradizione e l’energia di una ricerca che guarda al mondo e alla sua mutevolezza.

Info:

inaugurazione:  martedì 13 Febbraio 2018 dalle ore 18.00 alle ore 21.30. Durante la serata sono previsti gli interventi di

Anna D’Elia, Roberto Gramiccia, Lucilla Catania, a seguire una performance di Tomaso Binga

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finissage: sabato 24 Febbraio 2018 dalle ore 18.00 alle ore 21.30. “Prospettive per un nuovo umanesimo”

Lelio Bizzarri intervista Roberto Gramiccia a seguire la performance “equiLibri. esercizi di conoscenza” di Silvia Stucky

e proiezione del video-performance “Paola Trash Vortex” 2015 di Paola Romoli Venturi

 dal 14 al 24 Febbraio 2018 la mostra sarà visitabile su appuntamento.

Info: robertamaola@yahoo.it  | giulia.delpapa@gmail.com cell. 3478468667 – 3405536116

https://www.facebook.com/events/186322688628468/notif_t=plan_user_associated&notif_id=1517508013572301

Comunicato stampa | Invito

 

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“Apri la porta e accendi la luce” 2017 di Roberta Maola

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In esposizione permanente presso il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia. 

“Apri la porta e accendi la luce” è un’opera che meta-comunica sulla collocazione stessa per la quale è stata concepita: il MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia. Se è vero che, come ha dichiarato il curatore del Museo, l’antropologo Giorgio De Finis, “…la vita, con i panni stesi, i giocattoli abbandonati, le sedie, i mobili, i materassi, ecc. (…) qualche volta non sai bene se sono un’opera o no.”, con questo lavoro si vuole sottolineare l’organicità della comunità, che dal 2009 vive nell’ex stabilimento Fiorucci, al progetto del MAAM. I suoi due piccoli rappresentanti, ritratti con matita su carta mentre partecipano come spettatori divertiti ad una delle iniziative del Museo, diventano così a pieno diritto parte della sua vita culturale e della sua anima inter-culturale.
L’opera immortala il compimento del processo di fusione di due realtà: quello di chi non ha un posto nel mondo e quello di quanti, fra artisti, intellettuali o semplici abitanti del quartiere, vedono nell’arte una barricata per difendere la propria umanità nel contesto anomico (nell’accezione mertoniana del termine) della metropoli.
L’opera ha anche un carattere interattivo con lo spettatore che deve aprire la porta ed accendere la luce per osservare il ritratto contenuto in essa. Metafora dell’aprire una porta ed accendere una luce sulla realtà scomoda di un’infanzia relegata ai margini della società e precaria nella soddisfazione dei bisogni più elementari. Tuttavia l’atto intenzionale di accedervi, piuttosto che evitare e rimuovere, ci regala un conforto gratuito ed involontario in virtù della giocosità che persiste nelle condizioni più estreme grazie alla smisurata resilienza di chi non solo sopravvive, ma vive.

Alcuni semplici concetti da tenere a mente per restare umani…

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I problemi di Pamela non c’entrano assolutamente nulla con la sua morte: E’ UNA TRAGEDIA PUNTO.

L’assassinio di Pamela NON autorizza rappresaglie sommarie verso innocenti.

Nessun crimine commesso da un immigrato giustifica sommarie politiche di discriminazione e deportazione.

Gli innocenti vanno protetti, i colpevoli puniti e resi inoffensivi quale che sia la razza, religione, etnia o ceto sociale.

Il neofascismo sta acquisendo consenso grazie alla propaganda razzista di politici e giornalisti.

Non esiste nessun fantomatico complotto per islamizzare l’Occidente.

L’immigrazione è una tragedia umanitaria conseguenza dello sfruttamento, delle guerre e dell’appoggio fornito a regimi dittatoriali.

I vani tentativi di fermare l’immigrazione e l’inclusione stanno producendo morti, torture, violenze, degrado e criminalità.

L’inclusione sociale degli immigrati è possibile: c’è tanta ricchezza da ridistribuire.

L’immigrazione pone problemi di cui essere consapevoli, ma che possono essere risolti.