
Come in un gigantesco meccanismo di difesa primitivo che rende una persona incapace di un minimo esame di realtà, allo stesso modo la propaganda razzista rovescia completamente i fatti proiettando sugli immigrati la causa di tutti i mali del Paese, spostando l’attenzione dalle effettive cause dei problemi, deresponsabilizzando società e istituzioni.
Affrontare i problemi per tutelare e garantire la salute ed il benessere di tutti, necessita di una visione realistica, sfatando ogni ideologia deformante sia in senso razzista che “terzomondista”.
Gli immigrati diffondono malattie?
Cominciamo dall’ultima recente campagna allarmistica di un noto quotidiano nazionale che addita come responsabili di un’imminente pandemia di malaria in Italia gli immigrati. Per farlo cinicamente trae spunto dalla morte della bambina di Trento a causa di un contagio di malaria, si presume da parte di 2 bambini africani ricoverati nello stesso ospedale.
Alcuni sporadici casi di contagio stanno diventando, così, un’emergenza sanitaria nazionale, nel Paese in cui si beve acqua con uno spritz di arsenico e diserbante, in cui i bambini di Taranto respirano a pieni polmoni diossina e nel quale i migliori chef possono preparare le loro pietanze a base di pomodori e verdure ai rifiuti tossici.
Campagne propagandistiche come queste hanno una moltitudine di effetti negativi quali la diffusione della paura e dell’odio verso le persone provenienti da altri Paesi, la giustificazione di politiche di segregazione, lo spostamento dell’attenzione dalle drammatiche problematiche di carattere ambientale che veramente producono centinaia di migliaia di morti ogni anno.
Non solo, ciò che può contribuire ad una recrudescenza di malattie da contagio debellate da anni sono il sovraffollamento nelle carceri (non solo in Italia, ma anche nei Paesi del nord Africa e del Medio Oriente dove i detenuti versano in condizioni disumane) e nei Cie, nonché la carenza di soluzioni alloggiative dotate di servizi idrici ed igienici adeguati.
D’altronde il problema esiste, ma non a causa degli immigrati: viviamo in un mondo sempre più interconnesso in cui i viaggi internazionali per motivi di turismo e lavoro da e per i Paesi tropicali sono all’ordine del giorno, sarebbe assurdo pensare di risolvere il problema pensando di negare asilo a rifugiati, profughi e immigrati. Il problema esiste e miete vittime (830 mila persone all’anno) soprattutto nei Paesi tropicali a causa del sottosviluppo, del sovraffollamento e delle discariche a cielo aperto dove finiscono anche i rifiuti delle nostre metropoli e delle nostre industrie.
L’unico modo per proteggerci dalle malattie è quello di rendere la Terra un ambiente sano fermando l’inquinamento e i disastri idrogeologici.
Gli immigrati stuprano le donne italiane?
I fatti di Rimini nella loro drammaticità hanno dato la possibilità di dare grande sostanza emozionale al pregiudizio arcaico che gli africani e le persone di religione musulmana in generale abbiano un’innata propensione allo stupro. Le polemiche scatenate per la violenza su 2 donne da parte di 4 nordafricani, ha spazzato via il clamore suscitato dal violento sgombero dell’immobile di via Curtatone a Roma nel quale aveva trovato rifugio, seppur abusivamente, una piccola comunità di immigrati e rifugiati, tra cui anche donne, anziani e bambini. Da quando è stata diffusa la notizia dello stupro, la stampa non si è più occupata delle vicissitudini degli immigrati sgomberati: ad oggi sono celate all’opinione pubblica le loro sorti.
Inevitabile notare che sotto il profilo propagandistico il dramma delle due donne violentate è stata manna dal cielo per chi viveva con imbarazzo le critiche alle forze dell’ordine e alle istituzioni per la cattiva gestione dell’emergenza migranti.
D’altro canto onestà intellettuale ci obbliga a riconoscere che la cronaca ha documentato casi di violenza perpetrati da uomini non italiani tuttavia il punto è che non esiste alcuna giustificazione per affermare che lo stupro sia una prerogativa degli immigrati e che la soluzione sia il respingimento indiscriminato. L’unica cosa che si può affermare con certezza è che lo stupro e la violenza sono prerogative maschili.
Un’indagine ISTAT evidenzia che nel 62% dei casi gli stupri vengono perpetrati da partner o ex e che le donne italiane e quelle straniere subiscono violenza in percentuale equivalente. Questi dati hanno come corollario 2 considerazioni:
- gli uomini italiani o stranieri si equivalgono nella propensione alla violenza sulle donne e quindi non è giustificata né la posizione razzista che addita solo gli stranieri, né quella buonista che sottovaluta la possibilità che un immigrato possa diventare violento;
- non è giustificabile alcuna politica di espulsione sommaria che riguarderebbe anche le donne che verrebbero ricacciate nei luoghi di provenienza o peggio ancora nelle carceri libiche, dove violenze stupri e torture sono all’ordine del giorno.
A queste considerazioni ne vanno aggiunte altre che ci fanno comprendere come i dati sulla violenza subita dalle donne immigrate e agita dagli italiani sottostimano il fenomeno:
- le donne immigrate molte volte vivono in condizioni di semi-schiavitù che ostacolano l’accesso ai sondaggi e alle denunce ufficiali (vedi inchiesta Espresso sulle schiave rumene nel ragusano o le donne costrette a prostituirsi);
- la pratica di fare sesso con prostitute, nella maggior parte dei casi donne straniere, messa in atto prevalentemente da italiani, è un abuso se non una violenza sessuale vera e propria, con l’unica differenza che la coercizione è agita da altri uomini, i protettori, piuttosto che da chi “consuma” l’atto sessuale. Inoltre, molti uomini pretendono di avere rapporti non protetti trasmettendo malattie o fecondando donne che poi saranno costrette ad abortire o peggio ancora a vendere i propri figli. Insomma, un domino di violenze inaudite che ha inizio con il rapimento e gli stupri per annichilire la loro volontà prima di essere gettate sul marciapiede alla mercé di uomini frustrati e patetici, che nell’ambito del rapporto protetto prostituta-cliente, si abbandonano a comportamenti sessuali brutali.
D’altro canto, che in tutto il mondo esistono organizzazioni criminali o terroristiche che lucrano sul corpo delle donne ed usano lo stupro come arma di annichilimento psicologico (vedi stupri etnici in Bosnia, Africa centrale, Sri Lanka e molti altri posti del mondo). Non è possibile escludere che i criminali di guerra sadici che hanno martirizzato le donne in questi Paesi in guerra possano far ingresso in Italia per perpetrare i loro comportamenti criminali. Ma chiudere le frontiere a tutti, donne, uomini e bambini indiscriminatamente, vittime e carnefici, sarebbe un’ulteriore violenza ed un’ingiustizia che rifarebbe ripiombare nell’inferno centinaia di migliaia di persone innocenti.
Bisogna perseguire i colpevoli ed aiutare gli innocenti, non fare politiche di deportazione di massa indiscriminate.
Riferimenti
http://www.unric.org/it/attualita/27989-la-violenza-sessuale-uno-strumento-di-guerra
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/08/26/donne-umiliate.html
http://www.aslrmf.it/joomla/index.php/informazioni-dalla-asl/campagne-di-interesse-pubblico/acque-potabili
“Melito di Porto Salvo, 13enne violentata dal branco guidato dal figlio del boss: “La madre sapeva tutto, ma ha taciuto”
Malaria, Morrone: “Collegarla ai migranti è scientificamente ridicolo”
Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero
La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia
http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2017/08/08/news/libia-172648143/
https://www.internazionale.it/notizie/2017/01/10/accordo-italia-libia-migranti
https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2017/04/12/decreto-minniti-orlando-legge