Che fra le persone con disabilità ci siano fruitori della pornografia è ormai diventato un concetto intuitivo alla luce dei recenti contributi che hanno messo in evidenza come le pulsioni sessuali siano comuni a chiunque, disabili compresi. Ma che il business della pornografia “arruolasse” come attori e, soprattutto attrici, persone con ogni tipo di handicap, è abbastanza sconcertante e apre la consapevolezza a nuovi scenari di sfruttamento e abuso sessuale.
Dalla disabilità psichiatrica a quella intellettiva, fino ad arrivare alle persone su sedia a rotelle, con amputazioni o gravi malformazioni, è proprio la condizione di svantaggio e di emarginazione che deriva dalla disabilità che rende più facilmente adescabili dai trafficanti di carne da pornografia.
Un fenomeno in espansione soprattutto nei contesti culturalmente più arretrati e nei quali i servizi sociali non riescono a fornire supporti economici e psicologici adeguati.
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